Si parla tantissimo del problema plastica e delle microplastiche
: qualche giorno fa, mentre discutevamo sulle prossime tappe del progetto Medplastic (l’iniziativa che abbiamo lanciato per la salvaguardia del Mediterraneo, ci siamo resi conto che la domanda “che cosa c’è da sapere davvero sulle microplastiche?” non ce la eravamo ancora posta. Così lo abbiamo chiesto a Camilla Carla Parenti, che fa parte del team di Ecotossicologia al dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano e ci ha inviato questa chiara (e finalmente esaustiva) lista delle sette cose che non si sanno sulle microplastiche e i loro effetti.

1. SONO PRIMARIE E SECONDARIE
L’origine delle microplastiche (dimensione sotto ai 5 mm) può essere primaria o secondaria. L’origine primaria deriva da prodotti che contengono direttamente microsfere di plastica, come creme esfolianti (scrub), dentifrici, smalti e altri cosmetici, ma anche dal lavaggio di vestiti che contengono fibre sintetiche (es. pile). Questi prodotti costituiscono la maggior parte delle microplastiche rilasciate in ambiente, attraverso le acque di scarico. Si stima ad esempio che ogni ciclo di lavaggio di capi d’abbigliamento sintetici rilascia in acqua circa 700.000 microfibre. L’origine secondaria, non per questo meno importante, si riferisce alle microplastiche derivanti da frammentazione di rifiuti o altri prodotti in plastica di maggiori dimensioni.

2. SONO IMMORTALI
Anche se fossimo in grado di bloccare completamente le immissioni in ambiente di microplastiche, esse non cesserebbero di esistere, anzi continuerebbero ad aumentare per via della frammentazione della plastica già diffusa in ambiente, soprattutto quella costituita da materiale non biodegradabile, come PET (es. bottiglie o pellicole) e PVC (es. giocattoli o food-packaging).

3. E’ ANCHE COLPA DELLE GOMME DELLA VOSTRA AUTO!
La maggior parte delle ricerche scientifiche si concentrano sulla diffusione delle microplastiche negli oceani, ma vengono altrettanto rilasciate nei sistemi di acqua dolce e terrestri (ad esempio le microfibre derivate dall’abrasione dei pneumatici sulla strada).

4. LE TROVATE ANCHE A 2 KM DI PROFONDITA’!
I frammenti di plastica, a seconda della loro origine, hanno una densità maggiore, minore o uguale a quella dell’acqua, quindi le microplastiche si distribuiscono non solo sulla superficie, ma anche lungo la colonna d’acqua, a diverse profondità (oltre i 2000 metri) e sul fondale.

5. POCO SI SA SULL’INGESTIONE MA QUEL POCO E’ PREOCCUPANTE
Mentre gli effetti dell’ingestione di plastica di grande e media dimensione da parte degli organismi acquatici sono abbondantemente conosciuti, poco si sa sugli effetti dell’ingestione di microplastiche, anche se è ampiamente dimostrato il loro accumulo all’interno del tratto gastrointestinale.

6. SONO PORTATRICI DI SOSTANZE INQUINANTI
Bisogna sempre tener presente che, oltre agli impatti fisici diretti delle stesse microplastiche, i frammenti ingeriti possono agire da mezzo di trasporto per concentrare e trasferire sostanze agli organismi. In particolare, le microplastiche potrebbero trasportare: a) sostanze chimiche presenti in ambiente (es. oli per motori o pesticidi) che aderiscono alla loro superficie, o b) sostanze chimiche che vengono aggiunte alla loro composizione (es. plasticizzanti) durante il processo di produzione della plastica.

7. SFUGGONO AI FILTRI DEI DEPURATORI
Le microplastiche, e le sostanze da loro trasportate, si spostano per lunghissime distanze, arrivando a contaminare anche ambienti remoti (es. regioni polari). Inoltre, siccome i nostri depuratori e impianti di potabilizzazione non possiedono sistemi in grado di filtrarle, possono arrivare anche all’acqua che beviamo e al cibo che mangiamo.

(lista di Camilla Carla Parenti)

 

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