La foto di apertura che abbiamo scelto per questo servizio narra di una “ cambusa epica ”: ovvero quella che si trovarono a dover organizzare nel 1999 i fratelli Marco, Fabio e Mauro Amoretti prima di partire (assieme a Marco De Candia) per la traversata atlantica (Canarie-Martinica) a bordo di… due auto anni ’80 piene di polistirolo. In quel caso, il corretto stivaggio ed etichettamento del cibo fu fondamentale per la buona riuscita dell’impresa, portata a termine dopo 119 giorni di mare.
STOP AGLI SPRECHI IN CAMBUSA
“Quando decisi di lasciare l’Olanda per tornare in Italia a bordo di Tamatino mi sentivo euforico, tant’è che dalla frenesia mollai gli ormeggi con lo stomaco che non vedeva un pasto completo da giorni. Tutti mi guardavano dal pontile mentre mi affaccendavo a manovrare Tamatino fuori dal marina, con fare concentrato e lo sguardo da lupo di mare.
Dopo due manovre mi schiantai contro la barca del mio amico Tim, e mi ritrovai la sua ancora letteralmente in mezzo ai piedi. Una volta dipanata la matassa, solo il tempo passato a meditare davanti a una zuppa calda e un caffe, mi fecero trovare la forza d’animo per rimettermi in viaggio.
CARO, VECCHIO, SERBATOIO
L’alimentazione a bordo è fondamentale sia come fattore di sicurezza, perché se non si mangia non si sopravvive, sia come elemento di conforto e convivialità. Di conseguenza, l’organizzazione della cambusa è importante al pari dell’efficienza delle vele e dell’attrezzatura di coperta. Una regola fondamentale è quella di prestare particolare attenzione alla conservazione degli alimenti, questo per evitare inutili sprechi o peggio ancora intossicazioni. Queste infatti, se a terra possono essere gestibili, in mare sono un serio problema, specialmente se si naviga soli o in equipaggio ridotto. L’acqua potabile è l’elemento più importante.
Le bottiglie di plastica sono molto pratiche, ma essendoci oramai più plastica in mare che sugli scaffali degli ipermercati, l’utilizzo del buon vecchio serbatoio per l’acqua dolce è una soluzione da considerare. Quasi tutte le barche da crociera ne sono dotate, che siano di polietilene o di acciaio inox l’importante è tenerli puliti. Mettere qualche goccia di Amuchina, nell’ultimo carico di acqua a fine stagione, eviterà il formarsi di batteri e mucillagini nei ristagni che rimangono nei tubi. Infine, installare nell’impianto un filtro a carbone attivo è consigliabile per togliere sapori non graditi.
IL CONTENITORE E’ PIU’ IMPORTANTE DEL CONTENUTO
Fondamentali per la conservazione del cibo, sono i contenitori a chiusura ermetica. Tutti i cibi contenuti in sacchi di carta o sacchetti di plastica dovrebbero essere travasati in contenitori ermetici, che andranno numerati e catalogati in modo da recuperarli facilmente. Questo perché molti imballaggi non sono fatti per l’ambiente umido di una barca, e si rischia che molte cose si deteriorino in fretta.
Io preferisco utilizzare contenitori di plastica per il cibo crudo, facendo bene attenzione che siano certificati per uso alimentare, e di vetro per il cibo cotto. Quest’ultimo conserva meglio gli alimenti non alterandone il sapore, ed è più facile da pulire. In commercio se ne trovano alcuni con un rivestimento antiurto di silicone, adatti per l’utilizzo in barca.
SFRUTTARE IL FRIGO
Il frigorifero è una comodità. Molti navigatori in passato lo avrebbero buttato in mare, maledicendolo come la peste e accusandolo di consumare troppa energia. Io stesso ho vissuto per diversi mesi su una barca di sei metri e mezzo con un fornello ad alcool e un secchio al posto del bagno, spartano ma felice! Oggi però con pannelli fotovoltaici e frigoriferi più efficienti le cose sono cambiate, e si può utilizzare questa comodità per conservare il cibo in modo razionale.
L’importante è organizzare bene lo spazio, dato che a differenza di quelli casalinghi, spesso l’apertura è dall’alto. Capita che, se il frigo è pieno, il cibo stivato in basso venga dimenticato e puntualmente vada a male. Una lavagnetta magnetica posizionata sopra il frigo ci aiuterà a prender nota degli alimenti contenuti e delle loro quantità.
OCCHIO AGLI INSETTI
Lo spauracchio di chi vive in barca a tempo pieno sono gli insetti. Coleotteri e piccole bestiole infatti, quando il cibo non è ben conservato, si fanno largo un po’ ovunque. Il caldo umido di una barca è l’ambiente ideale per la proliferazione di questi animaletti che si annidato nella farina, nei cereali, nel riso e in tutti i derivati del grano.
Mettere un paio di foglie di alloro fresco, all’interno dei contenitori, è un rimedio molto efficace per eliminare il problema. Così come una vaschetta con del cotone idrofilo imbevuto di olio di eucalipto, che emana un aroma molto sgradito dai parassiti e può essere utilizzato anche come insetticida naturale. Anche le scatolette di metallo vanno ordinate con attenzione, evitando di riporle in zone dove, a contatto con l’acqua di mare, potrebbero deteriorarsi. Scrivere sul tappo il contenuto e la data di scadenza, aiuta a poter individuare più facilmente ciò di cui abbiamo bisogno.
La pianificazione dell’itinerario ci permetterà di capire quanti pasti dovranno essere consumati dall’equipaggio. Quando siamo fermi, si torna alla normale routine dei tre pasti al giorno, in navigazione si tende invece a consumare uno massimo due pasti, semplici e veloci da preparare, con vari snacks per spezzare la fame.
NO ALLA PLASTICA MONOUSO!
La plastica usa e getta è uno dei maggiori inquinanti dei nostri mari. Tutto ciò che viene utilizzato una sola volta e gettato via, come piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti, può essere sostituito da prodotti biodegradabili o riutilizzabili. Avere una cambusa in ordine e ben organizzata ci permette anche di ridurre i rifiuti, che dovranno trovare una loro collocazione in attesa di essere smaltiti a terra.
Ho conosciuto diversi navigatori che invece di buttare in mare gli scarti alimentari, li conservavano in contenitori a chiusura ermetica, che svuotavano poi a terra negli appositi cassonetti. Questa è una forma di galateo che, specialmente in rada, evita di far scoprire ai nostri vicini cosa abbiamo mangiato a tavola!”
Simone Pierotti
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